Comune di Buddusò

Il comune di Buddusò ospita uno dei tre poli di sviluppo produttivo gestiti dal Cipnes (gli altri due sono a Olbia e Monti), su un’area di circa 400.000 mq, totalmente in territorio comunale.

Geograficamente Buddusò si trova al confine meridionale tra il “sassarese” e la Gallura. Il paese alla fine del 2019 contava 3.762 abitanti, conseguenza di un declino costante che in vent’anni ha eroso i residenti del 9% circa. I principali indici demografici raccontano lo spopolamento e l’invecchiamento del paese, il basso tasso di natalità e la migrazione verso altri comuni (presumibilmente quelli della costa della Gallura), economicamente più sviluppati e con prospettive di crescita evidenti. I cittadini stranieri al 31.12.2019 erano 85, il 2,2% della popolazione, per quasi due terzi albanesi, in gran parte occupati nelle cave di granito del paese.

Nella seconda metà del XX secolo, Buddusò è protagonista di un’importante crescita economica legata al settore dell’estrazione del granito: il distretto del granito di Buddusò e della Gallura fiorisce e trasforma il paese in uno dei comuni più ricchi d’Italia: il granito grigio perlato di Buddusò (già utilizzato più di duemila anni fa per realizzare le colonne del Pantheon, il tempio di tutti gli dei), ricopre le torri di Miami, il duomo di Colonia, l’Opera di Tokio.

Il nuovo millennio però inaugura una crisi devastante: la domanda estera crolla per la concorrenza di paesi quali la Cina, il Brasile, l’India e la Turchia, e si comincia a pagare la mancata verticalizzazione del settore: in Sardegna si estrae ma non si taglia, non si lavora né tantomeno si vende al cliente finale. Il risultato è che i trader (soprattutto veronesi e carraresi) si salvano, e gli estrattori sardi affondano. Le norme regionali che in quegli anni mirano a salvaguardare l’ambiente, particolarmente ferito dalle cave, impongono regolamenti e iter burocratici che, sommati alla congiuntura negativa, determinano un importante declino del settore.

Come inevitabile conseguenza, il comparto  lapideo  del nord Sardegna soffre un progressivo e importante impoverimento del sistema imprenditoriale: nel 2017 risultavano attive 80 imprese estrattive, con un numero di addetti diretti pari a circa 180 unità, e un numero di addetti indiretti (artigiani, autotrasportatori, professionisti) pari a circa 200 unità. Delle 80 aziende estrattive censite, soltanto il 7% sviluppava processi di verticalizzazione attraverso attività di trasformazione e produzione di manufatti lapidei ad alto valore aggiunto e con un contenuto tecnico coerente con le performance della manifattura avanzata (fonte: R.A.S. – elaborazione Servizio attività estrattive e recupero ambientale Ass.to regionale Industria).

Queste criticità hanno fatto emergere la necessità di elaborare, pianificare e implementare una strategia di rivitalizzazione del settore, finalizzata alla riorganizzazione strutturale dell’intera filiera industriale secondo una logica di sviluppo integrato. In tale prospettiva la ZES potrebbe rappresentare uno strumento strategico importante a supporto dei processi di innovazione e nell’attivazione di un processo di “upgrading industriale” che permetterebbe di correggere i limiti storici e strutturali con, inoltre, riverberi positivi sull’occupazione e sulla valorizzazione del prodotto-territorio, del suo know-how e della sua cultura produttiva.

Nel 2019 a Buddusò su un totale complessivo di 556 imprese attive (in calo rispetto all’anno precedente dello 0,71%), risultano censite 12 imprese nel settore estrattivo, 195 nel settore commercio, 174 nel settore agricoltura, silvicoltura e pesca, 44 nelle attività manifatturiere, 41 nelle costruzioni, 34 nei servizi, 29 alloggio e ristorazione, 26 nei trasporti.